Salvatore Antonio Gaetano muore prematuramente il 2 Giugno 1981 a Roma. E’ così che la leggenda di Rino Gaetano ha vita proprio dopo la sua morte. Poeta della musica italiana, a distanza di 40 anni è presente più che mai nell’immaginario collettivo attraverso le bellissime canzoni che ci ha lasciato.

Dicono che per ognuno di noi ci sia un destino scritto. Forse quello di Rino Gaetano era già segnato: nella “Ballata di Renzo”, scritta intorno al 1970, aveva raccontato di un uomo investito da un auto che muore perché respinto dagli ospedali. La stessa sorte che toccò a lui dieci anni dopo.

Crudele gioco del destino, premonizione. L’umana comprensione si arrende al volere del fato.

Assurda ironia però è che il cantautore calabrese sia stato (ri)scoperto e amato proprio dopo la sua morte. In vita non ha goduto della giusta importanza che gli sarebbe spettata nel panorama musicale italiano dell’epoca.

Il suo essere anticonformista e fuori dagli schemi non gli permisero di avere un facile inizio di carriera: erano i tempi di Venditti e De Gregori -della cosiddetta Scuola Romana- e la sua immagine era quella di un solitario, con il gusto per l’assurdo e la provocazione.

Da Crotone si era trasferito giovanissimo a Roma, e nella capitale aveva iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo recitando addirittura il ruolo della Volpe nel leggendario “Pinocchio” diretto dal Maestro Carmelo Bene.

Ma il teatro non era quello che interessava a Rino Gaetano: la musica era ciò che gli scorreva nelle vene, tanto da condurlo a scrivere delle ballate ad oggi popolarissime: “Mio fratello è figlio unico”, “Berta filava”, “Sfiorivano le viole”, “Gianna”, “Il cielo è sempre più blu”.

Cantare con leggerezza e ironia temi importanti arrivando persino a sbeffeggiare i politici, fu probabilmente la causa che non lo fece apprezzare in vita e la stessa che lo fa amare post mortem.

Funambolo delle parole, le sapeva usare sapientemente per mettere alla berlina personaggi e società del tempo, con la disillusione tipica di chi era avanti pur non essendo compreso.

La grande eredità di Rino Gaetano risiede nella sua discografia il cui monito è diretto sempre a non farsi censurare.

Importanti sono le dichiarazioni rilasciate durante la sua breve vita di artista e uomo libero e indipendente: “C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! . Io non li temo” -tuonò durante un concerto-. “Non ci riusciranno. Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno che cosa voglio dire questa sera. Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale”.

Sì che abbiamo capito Rino, mai come oggi le tue parole risuonano forti e chiare.

A tutti gli estimatori di Rino Gaetano e della sua potenza in musica, a chi lotta per farcela e combatte giorno dopo giorno, dedico questi versi tratti da “E io ci sto”:

Mi dicono alla radio: “Statti calmo, statti buono,

non esser scalmanato, stai tranquillo e fatti uomo”…

Ma io con la mia guerra voglio andare ancora avanti.

E, costi quel che costi, la vincerò, non ci son santi.

 

CREDIT PHOTO: HUFFINGTONPOST.IT, PROGETTOPROMETEO.IT, AVANTIONLINE.IT

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by Valeria Eboli

 

 


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