Provate a unire una storia d’amore, un bel manzo palestrato, una fanciulla timida ma risoluta e un contesto storico nel quale i matrimoni tra giovani dello stesso ceto sociale venivano combinati dai genitori, e avrete Bridgerton, serie tv targata Netflix già vista da ben 63 milioni di persone in tutto il mondo.

Julia Quinn mai avrebbe immaginato che la saga “Regency” da lei scritta qualche anno fa avrebbe catturato l’attenzione di una certa Shonda Rhimes (la creatrice di Grey’s Anatomy, tanto per intenderci) che avrebbe qualche anno dopo adattato il soggetto per realizzarne una versione cinematografica.

Così è stato. A fine dicembre la piattaforma Netflix ha consegnato al pubblico una serie leggera e godibile caratterizzata da intrighi, pettegolezzi e scene di sesso bollente raccontati in chiave assolutamente anonima dalla penna pruriginosa di Lady Whistledown, scrittrice gossip del Regno.

Il contesto storico dell’alta società londinese durante la Reggenza inglese fa da sfondo alla passione tra il Duca di Hastings -scapestrato single che mira a rimanere tale- e la giovane e pura Daphne Bridgerton, i quali danno vita ad un fidanzamento fittizio, salvo poi innamorarsi seriamente l’uno dell’altra.

La particolarità della serie è data dalla volontà di affrontare in chiave assolutamente leggera temi considerati tabù per l’epoca, quali l’omosessualità e l’aborto, assieme a quello dell’amore contrastato verso appartenenti a ceti sociali inferiori; non da meno la scelta di optare per un cast multietnico, all’insegna della diversity tanto voluta dalla Rhimes.

C’è chi ha definito “trash” Bridgerton proprio per alcune scene smielate e grottesche (una fra tutte il Duca che lecca il cucchiaino scatenando tumulti interiori in chi guarda), ma la verità è che probabilmente è ciò di cui avevamo bisogno, visto il lungo periodo di restrizioni e isolamento.

Se il Duca Simon e Daphne sono i soggetti del quadro, la cornice è rappresentata da tutti gli altri personaggi ritratti dalla penna minuziosa e critica di Lady Whistledown: i numerosi fratelli di Daphne (nello specifico, la personalità del fratello maggiore Anthony viene messa in risalto in quanto non solo capofamiglia in seguito alla morte del padre, ma anche perché protagonista di un amore tormentato con la cantante d’opera Siena, di rango sociale diverso) e le tre figlie dei Faetherington: Philippa, Prudence e Penelope, la quale nasconde un segreto che eviterò di spoileravi.

Inusuale ma accattivante la decisione di rielaborare canzoni moderne (Bad guy di Billie Eilish e Wildest dreams di Taylor Swift, tra le altre) in chiave classica, creando di fatto un piacevole effetto sorpresa.

Chi si chiede se ci sarà una seconda stagione riceverà risposta affermativa: la serie continuerà come già ufficializzato da Netflix e il protagonista sarà proprio Anthony Bridgerton, anche se bisognerà attendere l’inizio delle riprese, rallentate causa Covid.

Come d’altronde direbbe Lady Whistledown: “La pazienza, dopotutto, è una virtù”.

Un saluto dalla vostra Valeria e alla prossima.

By Valeria Eboli

 

 

 


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