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DESIRÈ WILSON: LA PRIMA AFRICANA IN FORMULA 1

Usciamo dai confini europei e ci trasferiamo in Sudafrica per conoscere la storia di Desirè Wilson.

Nata nel 1953 a Brakpan, città sudafricana nella provincia di Gauteng, a 26 anni corse per la prima volta una gara con vetture di F1, anche se non valida per il mondiale, denominata Race of Champions in quel di Brands Hatchm, in cui giunse nona alla guida di una Tyrrell.

Nella medesima stagione partecipò alla Formula Aurora, così venne denominato il campionato britannico di F1, che vide in gara contemporaneamente la Wilson che si classificò al 7° posto della classifica generale, Divina Galica che giunse al 19° posto e la nostra Lella Lombardi che giunse al 23° posto.

Nel 1980 Desirè corre su vetture sport aggiudicandosi la 6 ore di Monza e la 6 ore di Silverstone, arrivando settima alla prestigiosissima 24 ore di Le Mans.

Tali risultati portarono la Wilson ad essere ingaggiata per correre il GP di Gran Bretagna con una Williams-Ford Cosworth senza comunque riuscire a qualificarsi.

Nel 1981 prende parte al Gran Premio del Sud Africa a Kyalami, anche se il GP non venne ritenuto valido per una lotta intestina tra la FISA presieduta da Jean Marie Balestre e la FOCA guidata da Bernie Ecclestone.

Per dovere di cronaca questa gara venne vinta da Reutemann e vide Desirè Wilson ritirarsi al 51° giro per incidente.

Dopo questa fugace apparizione nel mondo della F1, la Wilson concluse la carriera correndo nel campionato kart per poi terminare la carriera nel 1991 con le vetture sport.

 

GIOVANNA AMATI: DAL SEQUESTRO ALLA PISTA

Torniamo in Italia per l’ultima delle cinque donne che è riuscita a salire su una F1 per incontrare Giovanna Amati.

Romana, figlia di un industriale cinematografico e di un’attrice, nella sua vita ha dovuto affrontare lo shock del suo sequestro avvenuto nel 1978 a soli 19 anni, che la tenne lontana da casa per oltre due mesi.

Il sequestratore, Daniel Neto, venne arrestato dopo 22 anni e Giovanna fu la chiara dimostrazione della sindrome di Stoccolma, nel momento in cui difese il suo sequestratore del quale tra l’altro si era innamorata.

Nel 1985 iniziò a correre in Formula Abarth per poi passare alla Formula 3 Italiana, alla Formula 3000 nel 1987 raggiungendo il settimo posto come miglior risultato finale. Nel 1986 effettuò dei test in F1 con la Benetton.

Nel 1992 fu ingaggiata dalla Brabham come secondo pilota ufficiale, ma la scarsità dei mezzi del team e l’inesperienza di Giovanna, rese l’esperienza breve e incolore.

Provò a qualificarsi ai GP di Sudafrica, Messico e Brasile sena riuscirci, venendo poi sostituita da Damoon Hill che nel 1996 divenne campione del mondo alla guida di una Williams Renault.

Giovanna proseguì la sua carriera automobilistica nelle categorie a ruote coperte, ottenendo il terzo posto nella SportsRacing World Cup classe SR2 nel 1999, concludendo di fatto la sua carriera.

 

KATHERINE LEGGE: LA DONNA CON DUE RECORD

Rimaniamo sempre nel mondo della velocità che, evidentemente ha sempre il suo fascino, per raccontare le carriere di altre donne pilota che ci hanno provato, magari senza riuscire a realizzare grandi imprese, ma meritandosi comunque l’attenzione dei media.

Siamo nel 2005 e Giancarlo Minardi diede la possibilità di provare la sua autovettura alla pilota britannica Katherine Legge nativa di Guildford.

Il primo giorno di prove dura solo 2 giri in quanto la Legge esce di strada andando a rovinare la macchina contro le barriere, mentre il secondo giorno riesce a mettere insieme 27 giri.

Anche questi due giorni che possono apparire incolori segnano comunque due record per la Legge: è stata la prima donna a guidare una vettura della scuderia di Faenza e nello stesso tempo anche l’ultimo pilota in assoluto a guidare una Minardi, visto che da lì a poco Giancarlo Minadri vendette l’intera scuderia alla Red Bull Racing che la trasformò nella Scuderia Toro Rosso.

Nel 2006 corse anche la 500 miglia di Indianapolis, mentre l’ultima apparizione è del 2014 nella Formula E.

 

SARAH FISHER: PILOTA GRAZIE ALLO SPONSOR

Del 2002 è il tentativo dell’americana Sarah Fisher che provò l’ebrezza di guidare una McLaren di Formula 1 grazie allo sponsor Tag-Heur.

Ma Sarah, nativa di Columbus, segnò un record gareggiando alla sua prima 500 miglia di Indianapolis a soli 19 anni.

Divenne la terza donna a prendere parte alla celebre gara di Indianapolis dopo le connazionali Janet Guthrie e Lyn St.James.

Dal 2008 Sarah continua a gareggiare ad Indy con la sua squadra, la Sarah Fisher Racing.

 

MARIA DE VILLOTA: PILOTA SFORTUNATA

Triste invece il ricordo di un’altra pilota che sicuramente aveva la velocità del sangue e sto parlando di Maria De Villota, nata a Madrid nel 1980 e figlia del pilota automobilistico Emilio de Villota che provò a partecipare a gare di F1 con la Brabham, la McLaren, la Williams e la March.

Al termine della sua carriera fondò una scuola di pilotaggio che produsse tra gli altri Carlos Sainz, campione del mondo nei rally e Fernando Alonso, campione del mondo nella F1.

Ma torniamo a Maria che sicuramente ereditò nelle vene la passione del padre e che nel 2012 coronò il sogno di poter, almeno provare, una vettura di F1. Maria fece degli ottimi test con la Lotus GP, tanto da attirare l’attenzione di diverse scuderie tra cui la Marussia che gli affidò il ruolo di collaudatrice nel marzo 2012.

Pochi mesi più tardi, a luglio, Maria ebbe un incidente durante una prova sull’autodromo di Duxford. L’incidente di per sé non fu grave in quanto la spagnola uscì dal tracciato andando ad una velocità alquanto bassa, 55/60 Kmh, ma finì la sua corsa contro un camion parcheggiato a bordo pista e che aveva il portellone aperto e abbassato.

La De Villota urtò con il casco contro la sponda e il destino volle che a seguito dell’impatto la pilota perse l’occhio determinando la fine della propria carriera.

Ma Maria era una tipa tosta e fece di tutto per cercare di tornare alla guida, di tornare a coronare il suo sogno.

Nel frattempo, decise di scrivere un libro sulla sua vita dal titolo “La vita è un dono” e si preparava a presentarlo a Siviglia l’11 ottobre 2013, ma la presentazione non avvenne in quanto la povera ragazza fu ritrovata esanime nella propria stanza di albergo a causa di un’emorragia celebrale che successivamente, venne ricollegata all’incidente dell’anno prima.

 

SUZANNE STODDART: PILOTA E MOGLIE DI TOTO WOLLF

L’ultima donna a provare l’ebrezza delle F1 ottenendo anche discreti risultati è Suzanne Stoddart, inglese di Oban.

Come in molti di questi casi, soprattutto quelli moderni, i primi approcci furono con il Kart per poi passare nel 2001 alla Formula Renault e nel 2005 alla F3 inglese.

Nel 2006 gareggiò nel DTM tedesco andando molto forte e guadagnandosi la possibilità di essere il Test Driver della Williams tra il 2014 e il 2015.

Di fatto la carriera finisce qui, ma Susie diventa ambasciatrice della Mercedes.

Ma come mai da semplice test driver diventa ambasciatrice Mercedes??? Già…perché nel 2011 si sposa con Toto Wollf, amministratore delegato della Mercedes AMG F1 e il passo è quindi molto breve.

RIKAKO IKEE: LA NUOTATRICE CHE HA SCONFITTO LA LEUCEMIA

Ma dopo tutta questa velocità passiamo ad altri ambiti per raccontare altre piccole grandi storie.

Parto da Rikako Ikee nata a Tokyo il 4 Luglio del 2000.

Rikako è una campionessa di nuoto detentrice di diversi record nazionali asiatici, oltre che record mondiali juniores su diverse specialità dai 50 stile libero fino ad arrivare ai 100 misti in vasca corta.

La giovane Rikako ottiene 5 ori ai mondiali giovanili, 4 ori ai campionati asiatici, 6 ori ai giochi asiatici, 1 oro ai campionati panpacifici oltre a svariate altre medaglie.

E allora quale sarebbe la particolarità di Rikeko Ikee oltre che ad essere una meravigliosa nuotatrice???

Nel mese di agosto 2020 la Ikee era ancora alle prese con la battaglia più dura, quella contro una forma di leucemia molto aggressiva, con una cura molto forte e debilitativa, obbligando la ragazza ad interrompere ogni attività agonistica.

Appena i medici l’hanno autorizzata Rikeko, dimostrando una forza di volontà tipica di chi nasce nel paese del Sol Levante, ha ricominciato a nuotare in piscina e nel novembre dello stesso anno ha ripreso intensi allenamenti.

Rikeko è ciò che viene definito in gergo come una All-rounder cioè una nuotatrice in grado di eccellere in tutte le discipline dalla farfalla allo stile libero.

10 ore giornaliere tra palestra e piscina per riacquistare il peso forma ed ecco che con tenacia e volontà poco prima dei campionati nazionali nipponici, Rikeko Ikee nuotava con i tempi che aveva prima della malattia.

 

Nonostante tutto, non è riuscita ad ottenere tempi sufficienti per le gare individuali, ma è riuscita comunque a qualificarsi per le staffette in stile libero e farfalla. “Sono felicissima anche se speravo di fare un tempo più basso… ma essere nella squadra nipponica di nuovo per me è il miglior risultato possibile. Qualcosa che mi dà una nuova prospettiva”. Queste le parole di Rikeko al termine dei campionati.

Ma Rikeko non ha ancora finito la sua personalissima gara e quasi sicuramente riuscirà a qualificarsi per la gara individuale dei 50 sl e soprattutto sarà la piccola beniamina di tutti i giapponesi e sinceramente anche la mia.

 

CHARLOTTE REINAGLE COOPER: LA PRINCIPESSA DI WIMBLEDON

Cambiamo epoca e cambiamo sport e ci catapultiamo in un mondo in cui l’eleganza, la leggiadria e soprattutto il bon ton era alla base di tutto.

Siamo ad Ealing in Gran Bretagna e nel 1870 nasce Charlotte Reinagle Cooper.

Penso che ai più questo nome non significhi nulla, ma ci sono qui io a raccontarvi la sua storia.

Fin da giovane la fanciulla si innamora del tennis cimentandosi in partite giocate in gonna lunga fino alla caviglia all’Ealing Lawn Tennis Club.

A 25 anni vinse il primo torneo di Wimbledon bissando il successo nei due anni successivi.

Chattie, come era soprannominata era una donna alta ed elegante e che tra le altre cose divenne la prima campionessa olimpica alle olimpiadi di Parigi nel 1900, anzi bicampione olimpica riuscendo a vincere sia il torneo singolare che il doppio insieme alla connazionale Reginald Doherty ma all’epoca le medaglie non erano ancora state introdotte e quindi Chattie ha un palmares, ma senza l’oro di spettanza.

Ma Charlotte era un personaggio a tutto tondo soprattutto per l’epoca tanto che si sposò all’età di 31 anni con un uomo più giovane di lei di ben sei anni, anche lui tennista.

Charlotte Cooper diventata Cooper-Sterry, vinse ancora Wimbledon nel 1901 e per l’ultima volta nel 1908 all’età di 37 anni e 282 giorni, record che a tutt’oggi è imbattuto.

Ci provò anche nel 1912 arrivando in finale e perdendo contro Ethel Larcombe.

Dimostrando una tempra fuori dal comune morì a 96 anni nel 1966.

 

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by Fabrizio Roscitano

 

 


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