Una bomba fa saltare l’autostrada mentre transitano le auto del giudice Giovanni Falcone e della scorta. Cosa Nostra, su ordine di Salvatore Riina e per mano di Giovanni Brusca, ordinò la morte del Magistrato impegnato nella lotta alla mafia.

Quel giorno fu usata una carica composta da tritolo, RDX e nitrato d’ammonio con potenza pari a 500 kg di tritolo. Nell’attentato morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i ragazzi della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. L’esplosione causò, anche, il ferimento di numerose persone tra cui gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista Giuseppe Costanza.

Vogliamo ricordare questi eroi con due frasi di Falcone, a nostro avviso il modo migliore per onorare la sua memoria e quella di coloro che, nonostante tutto, non si sono mai tirati indietro, neanche davanti alla morte.

[…] Io credo che occorra rendersi conto che questa non è una lotta personale tra noi e la mafia. Se si capisse che questo deve essere un impegno – straordinario nell’ordinarietà – di tutti nei confronti di un fenomeno che è indegno di un paese civile, certamente le cose andrebbero molto meglio.

[…] La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.

 

Non vi lasceremo mai Capaci ma lotteremo perché scompaiano tutte le Mafie nel mondo.

 

 

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