Oggi mi tocca un compito ingrato.

Un compito ingrato perché dopo una giornata come quella di ieri, una nottata come quella appena trascorsa è difficile trovare la lucidità necessaria per esprimere concetti e opinioni non frutto del tifo e il più neutrali possibili.

Ci proverò e provarci non vuol dire riuscirci, ma abbiate pietà di me…

L’11 Luglio 2021 si è rivelato un giorno memorabile, un giorno che verrò ricordato sia da noi, sia dai nostri cugini…non quelli francesi…quelli veri…gli argentini!!!!!

Parto dall’inizio anche perché non tutti coloro che ascoltano, magari sanno di cosa sto parlando.

Nella notte dell’11 Luglio nell’emisfero americano si verificava un fatto storico.

Il Brasile ha perso la finale della Coppa America giocata in casa contro gli acerrimi rivali Argentini.

Evento storico anche perché è il primo grande trionfo di Lionel Messi con la sua nazionale, un Messi che ha patito in tutti questi anni gli accostamenti con Diego Armando Maradona che da solo ha portato la nazionale “Albiceleste” a vincere un mondiale (Messico 1986) e a sfiorarne un altro (Italia 1990).

Lionel Messi è arrivato alla quarta finale di Coppa America e fino a ieri notte lo score recitava 0 vinte 3 perse.

L’ultima vittoria della nazionale Argentina è datata 1993 in Ecuador quando battè in finale il Messico per 2 a 1. Non fatevi troppe domande sul perché il Messico partecipò alla Coppa America, perché la formula della suddetta varia a seconda di necessità…anche economiche e nel corso del tempo troviamo iscritte alla Coppa America anche gli Stati Uniti, l’Honduras, il Costa Rica e molte altre.

Lionel Messi “la pulga” si è scrollato la scimmia di dosso risultando a 34 anni decisivo in questo cammino che lo ha visto realizzare 4 reti a cui aggiunge 5 assist nella competizione, oscurando la stella di Neymar, fermo a 2 gol entrambi su rigore.

Gli Argentini sono definiti “Italiani che parlano spagnolo” e basta guardare la rosa dell’Albiceleste per trovare la “nostra” presenza…Messi, Di Maria, Lo Celso, Tagliafico, Pezzella, Merchesin, Armani e tanti tanti altri…compreso l’allenatore Lionel Scaloni!!!!!

Questa Coppa America doveva essere organizzata in Argentina, ma la pandemia ha indotto le autorità Argentine, a rinunciare perché troppo pericoloso, ma la Conmebol non poteva “perdere” soldi ed ha affidato l’organizzazione al Brasile con una formula che ha ricordato molto l’Europe itinerante.

Ma la cosa è stata ancora più estremizzata perché l’unica squadra che ha sempre giocato a Rio de Janeiro è stato il Brasile, mentre tutte le altre compagini dovevano rientrare presso i propri stati dopo ogni gara con notevole dispendio di energie.

Sembra chiaro il parallelismo con i vantaggi che ha avuto la nazionale inglese che ha praticamente sempre giocato in casa…e il parallelismo si è concluso nel migliore dei modi perché entrambe le squadre di casa hanno lasciato lo scalpo sul campo…per grande gioia di Argentini e Italiani.

Ho visto un sacco di foto di Argentini che nella stessa giornata hanno indossato la maglia dell’albiceleste e della nostra nazionale godendo due volte…che meraviglia.

Adesso torno in Europa…torno ad un Europeo itinerante per tutto tranne che per gli inglesi.

Ci sono squadre che hanno viaggiato per 15.000 km, passando da Amsterdam a Baku a Londra, ci sono squadre che passavano più tempo in volo che al campo di allenamento, ci sono squadre che hanno dovuto viaggiare avanti e indietro dalle proprie sedi…quindi l’italia ha viaggiato da Roma a Londra a Monaco di Baviera per poi tornare a Londra e di nuovo a Roma e di nuovo a Londra per l’atto finale.

Gli inglesi nel corso della loro storia non hanno imparato nulla, non hanno imparato nulla da noi italiani ed  hanno iniziato a festeggiare la vittoria subito dopo la vittoria della semifinale contro la Danimarca, vittoria macchiata dal tuffo da punteggio pieno di Raheem Sterling, che poi si è unito al coro di coloro che accusano gli italiani di essere dei tuffatori…ma per favore…non avete niente da insegnarci e le minacce di morte e gli insulti razzisti che avete riservato a Saka, Sancho e Rashford, sta a dimostrare quanto l’inginocchiamento pre-partita sia solo una tragica commedia che nulla ha a che fare con la lotta al razzismo!

Gli inglesi si riempiono la bocca perché hanno obiettivamente inventato il calcio che noi conosciamo regolamentandolo in quel del Trinity College di Cambridge nel 1848.

Il primo club di calcio conosciuto è nato il 24 ottobre nel 1857 e fu lo Sheffield Football Club e il 26 Dicembre del 1860 venne giocato il primo incontro ufficiale tra lo Sheffield e l’Hallam.

Detto questo i poveri inglesi non si sono resi conto che il gioco ha corso molto più velocemente rispetto a loro e i risultati a livello di club, ma soprattutto di nazionale ne certifica l’arroganza e la spocchiosità che si è scontrata sempre contro chi si è dimostrato più bravo di loro, dei maestri!!!!!!

Loro hanno inventato il calcio, ma gli italiani lo hanno reso una scienza, ne hanno analizzato le tattiche, hanno studiato il modo di renderlo un gioco anche divertente dove non ci fosse una unica tattica di gioco, dove ci fossero anche dei momenti in cui le squadre che si affrontano potessero giocare in modo diverso tra loro…

Loro hanno inventato il calcio, ma i sudamericani, anzi gli argentini lo hanno resto uno spettacolo puro, uno spettacolo fatto di forza, vigoria, ma soprattutto dove la fantasia regna sovrana ed è imprescindibile rispetto al risultato finale.

In Argentina la passione per il calcio spesso travalica il senso umano della vita, ci sono eccessi che non si vedono da nessun’altra parte al mondo se non forse allo stadio “Marakanà” di Belgrado, durante un derby tra la Stella Rossa ed il Partizan.

In Argentina andare allo stadio è una religione, sentire i cori delle curve mette i brividi che tu sia un tifoso, un turista o un semplice curioso.

In Argentina le finte hanno un nome, perché il rapporto tra gli argentini e il calcio trascende tutto…tra il sacro e il profano, “la Marianela”, “la Croqueta”, “El paso doble” e molte molte altre…

In Argentina tutti i giocatori hanno un soprannome, un soprannome che ti appiccicano da ragazzo e che difficilmente cambia nel corso della vita.

Noi siamo ITALIANI, abbiamo la stessa passione che per fortuna rimane spesso nei limiti, ma siamo stati in grado di far evolvere il gioco prendendo il meglio da chi per un certo periodo ha giocato meglio di tutti…

Abbiamo ammirato la grande Uruguay degli inizi del ‘900, la grande Ungheria di Puskas soprannominata l’”Aranycsapat” la squadra d’oro che invitata dai maestri inglesi a giocare una partita a Wembley li demolirono 6 a 3 per poi umiliarli nel “ritorno” di Budapest quando vinsero 7 a 1.

Gli inglesi e la loro spocchia…gli inglesi che non hanno imparato nulla dalla storia, non si ricordano che le legioni Romane si fecero un sol boccone di quei “barbari britanni con la pelle dipinta di vari colori, che furono domati dalle Legioni di Cesare e di Claudio”.

Gli inglesi non parteciparono ai Campionati del Mondo di calcio perché non si volevano mischiare con i sudditi perché loro erano gli inventori del calcio.

Gli inglesi che accettarono di giocare per la prima volta in Brasile nel 1950, non riuscendo a superare la fase a gironi perdendo contro un manipolo di scappati di casa e per di più sudditi nel vero senso della parola, gli Stati Uniti d’America che furono i protagonisti del miracolo di Belo Horizonte, molto prima del famigerato Maracanazo.

I giocatori Americani erano un gruppo di ragazzi che di professione facevano altro e che sconfissero i “maestri” 1 a 0 con un gol di tale Joseph Edoard Gaetjens, haitiano di nascita, americano di adozione, che giunse alla partita completamente ubriaco e si tolse lo sfizio di sconfiggere la perfida Albione.

Gaetjens morirà fucilato ad Haiti in quanto considerato fiero oppositore del Dittatore haitiano Francois Duvalier conosciuto con il nome di “Papa Doc” che da presidente eletto democraticamente divenne un feroce dittatore che strozzò l’economia di Haiti contribuendo a rendere Haiti quello che è oggi, ovvero uno dei paesi più poveri della terra.

I poveri inglesi non riescono a capacitarsi del fatto che ad oggi non hanno mai vinto un campionato europeo e hanno vinto un solo campionato del Mondo, quello casalingo del 1966, passato alla storia per il primo gol fantasma della storia del calcio, che diede slancio alla nazionale dei tre leoni per battere l’unione Sovietica.

Poi il nulla assoluto, nessun risultato di rilievo, ma il “Football coming home” ha riecheggiato in questo mese come fosse il naturale evolversi delle cose…ma quando mai…quando mai è tornato a casa questo football…quale casa è quella che ospita in bacheca un misero mondiale e tante figure barbine?????

E allora si sono attaccati a tutto, hanno fischiato l’inno nazionale italiano, hanno bruciato la bandiera, si sono tatuati le coppe sul corpo con la data dell’11 Luglio…..ci hanno continuato a chiamare mafiosi, mangia pizza e tuffatori, hanno bullizzato i nostri conterranei che vivono e lavorano in Inghilterra e ieri sera alle 23.54 qualcuno è passato a raccogliere i dividendi.

Ovviamente la loro reazione è stata barbara come nelle loro radici, più di 50 arresti e non so quanti fermi, immagini di come hanno preso bene la sconfitta…più o meno come noi mafiosi in quel di Pasadina nel 1994…oppure in quel di Rotterdam nel 2000 o in quel di Kiev nel 2012…le stesse becere reazioni…già…

Ma gli inglesi non imparano dai propri errori, gli inglesi sono troppo spocchiosi per poter ammettere che forse non sono al centro del mondo, ma la colpa forse è anche un po’ nostra, perché spesso il resto del mondo, il resto dell’Europa gli ha permesso di fare tutto, si scrivono le regole, entrano ed escono dall’Europa a loro piacimento, ci continuano a dare lezioni che non solo non vogliamo sentire, ma che soprattutto non sono in grado di dare!!!!!

Noi che saremmo quelli mafiosi, quelli barbari, non ci saremmo permessi di fischiare l’inno inglese, non ci saremmo mai permessi di bruciare le loro bandiere, perché queste cose di solito si vedono quando ci sono guerre tra popoli, si vedono in posti dove lo sport non ha diritto di cittadinanza.

Noi siamo quel popolo dove ci sono due UOMINI…Roberto Mancini e Gianluca Vialli che prima di essere colleghi sono amici, amici veri e l’abbraccio di ieri sera lo dimostra senza se e senza ma.

Qualcuno, non ricordo chi, dice che per imparare a vincere bisogna imparare a perdere e gli inglesi si sono persi anche nella sconfitta….togliersi la medaglia un secondo dopo averla ricevuta denuncia problemi soprattutto a livello mentale e siccome il bimbo prodigio Phil Foden lo aveva già fatto un mese fa dopo aver perso la finale di CL contro il Chelsea…vi dovete solo vergognare perché ci sono atleti che vivono per poter comunque vivere certi momenti e voi siete riusciti a buttare nel cesso quel poco di dignità che forse vi era rimasta.

Non sono riusciti neanche ad onorare i vincitori fuggendo dal campo ben prima della fine della premiazione e non credo che potrò più sopportare discorsi di fari play da parte di questi spocchiosi boriosi!!!!!

Oggi i tifosi inglesi si riempiono la bocca perché in Europa le squadre di club dominano, ma sono veramente coscienti del fatto che sono squadre inglesi solo per il nome, si rendono conto che di inglesi nelle principali squadre di club ce ne sono veramente pochi che giocano con continuità??????

Quanto gli Inglesi siano mal visti nel mondo, lo certificano i titoli di grandi giornali sportivi non italiani che celebrano gli azzurri senza se e senza ma, ma soprattutto chi sta gioiendo almeno quanto noi sono gli scozzesi che nelal vigilia hanno fatto un titolo con l’immagine di Mancini sul viso di Bravehart in cui veniva richiesto al Mancio di salvarli dalla vittoria inglese e addirittura il Sinn Fein, movimento indipendentista irlandese, ha tweettato un “Bella ciao” sul profilo ufficiale a certificare il loro enorme godimento…

Ma adesso passo a parlare di noi…noi che siamo un popolo che ha vinto un europeo vituperato da tutti, additato ad essere responsabile della Pandemia, additato di essere un popolo di imbroglioni che sa solo cercare di fregare il prossimo, un popolo che anche al suo interno ha trovato motivi di rivalsa, perché ci sono persone che hanno la fortuna di poter parlare alla nazione che prendeva in giro questo o quel giocatore, ci sono persone che non hanno mai creduto alle parole di Mancini, ci sono persone che non fanno altro che parlare solo dei pregi degli altri per parlare male dei propri concittadini!!!!!!!!!!!

Noi siamo un popolo orgoglioso esattamente come quello argentino che tra le mille difficoltà riesce sempre a mettere la testa fuori dalla sabbia!!!

Ma ieri per noi italiani è stato un puro godimento vedere Matteo Berrettini lottare per 4 set come un disperato sul campo centrale di Wimbledon contro il n. 1 al mondo Novak Djokovic.

Un Berrettini già entrato nella storia del tennis perché è il primo italiano che in 144 anni ha raggiunto la finale del torneo più importante al mondo, ahimè anche questo nato in Inghilterra, scontrandosi contro un giocatore che è assolutamente ingiocabile, ma che dalla sua parte non ha certo l’aplomb di altri che sono e saranno sempre meglio di lui.

Non voglio essere frainteso, Novak Djokovic è ad oggi il più forte al mondo e sicuramente quando appenderà la racchetta al chiodo sarà annoverato tra i più forti tennisti di tutti i tempi, ma caro Novak devi cercare di capire che se il pubblico fa il tifo per l’underdog non ti devi indispettire, non devi essere spocchioso come sono gli inglesi e soprattutto non devi cercare di essere come Federer la cui classe ed eleganza è immensa e non devi cercare di essere come Nadal la cui sportività è molto più alta della tua.

Ma io ho negli occhi il venticinquenne Matteo Berrettini, che ha in mano il suo futuro, che sarà un futuro radioso, un futuro che per l’italia, dopo anni e anni di nulla, si preannuncia meraviglioso.

Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Lorenzo Musetti, Fabio Fognini, sono un gruppo clamorosamente pieno di talento che potrebbe darci un sacco di soddisfazioni…

Non posso non ricordare la qualificazione della nazionale maschile di Basket con una vera e propria impresa in casa della Serbia e che ci permette di essere nuovamente presenti ai giochi Olimpici dopo troppo troppo tempo.

Non posso non ricordare che la nazionale femminile di softball nei giorni frenetici dell’Europeo di calcio ha vinto per la seconda volta consecutiva e la dodicesima volta complessiva, i campionati europei che ci proiettano alle Olimpiadi.

Non posso non ricordare l’impresa delle ragazze della nazionale femminile di basket 3X3 che il 6 Giugno è andata a Debrecen in Ungheria a conquistarsi il pass olimpico battendo le padrone di casa, anche quì con tutto il pubblico contro.

Mi dispiace per chi si è stancato di sentirmi, ma non ho ancora finito, voglio parlare di come noi italiani siamo i primi a crearci le polemiche, siamo i primi a remare contro noi stessi e per questo io ritengo che il popolo italiano sia un popolo a suo modo meraviglioso.

C’è qualcuno che non perde tempo nel criticare la presenza di “oriundi” o italianizzati all’interno delle nazionali e forse in questo caso dimostriamo di essere ancora un po’ lontani dagli altri.

Non ci rendiamo conto che le nazionali di ogni sport ormai sono imbottite di giocatori nati nelle colonie, nati in italia da genitori stranieri o cresciuti sportivamente nel nostro meraviglioso paese….

Voglio dare tre nomi che sono simboli…

Jorginho nato in Brasile, ma che ha iniziato a giocare a calcio in Italia con le giovanili del Verona per poi passare alla Sambonifacese in Lega Pro nel 2002 e che oggi è campione d’europa con la nazionale e con il club e in forte odore di pallone d’oro…

Niccolò Mannion nato a Siena da papà Pace Mannion giocatore professionista in NBA e poi in Italia e che ha scelto di difendere i nostri colori avendo come sogno le Olimpiadi…al quale qualche giorno fa ci ha praticamente portato mano nella mano…a dimenticavo Nico è nato il 14 Marzo 2001.

Rae Lin Marie D’Aelie nata a Waterford nel Wisconsin da famiglia di emigrati che originariamente si chiamavano D’Elia e che a 24 anni e tornata in Italia in quel di Battipaglia per diventare un punto di riferimento del basket della nuova formula del 3X3 con la quale ha vinto la medaglia d’oro ai mondiali giocati nelle Filippine nel 2018.

Detto questo mi auguro che si smetta di guardare un cognome o un colore per giudicare chi onora la maglia azzurra e lo fa a dispetto delle proprie origini o dei beceri mugugni di chi non capisce le cose che deve capire!

Oggi il cielo è molto più azzurro rispetto ad altri giorni, oggi abbiamo la possibilità di essere orgogliosi, ma non dobbiamo essere orgogliosi solo delle nostre imprese sportive, ma dobbiamo essere orgogliosi di cosa siamo come popolo e dovremmo essere incavolati quando vediamo cose che non funzionano per inedia, lassismo o peggio ancora perché qualcuno vuole che le cose non funzionino….

Adesso un po’ di riposo e poi pronti a tifare per i nostri portacolori in quel di Tokyo, Olimpiadi mute per l’assenza di pubblico, ma che mi auguro ci possano vedere come protagonisti!

Prima di lasciarvi non posso non dedicare un pensiero a Roberto Mancini, jesino DOC e soprattutto italiano a tutto tondo.

Roberto Mancini, da giocatore ha vinto probabilmente meno di quanto avrebbe potuto vincere e ha dimostrato la sua grandezza nel momento in cui si è seduto sulla panchina da allenatore.

Solo lui credeva di poter arrivare dove siamo arrivati dopo la disfatta di Milano, in cui una nazionale imbarazzante e guidata ancor più in maniera imbarazzante, non riuscì a qualificarsi per i mondiali di Russia 2018 contro i modesti Svedesi.

Il Mancio ha chiuso il cerchio, il Mancio si è contornato dei compagni di una vita che avevano tutti un conto in sospeso con quello stadio, perché in quello stadio persero l’occasione della vita, battuti da una punizione di Ronald “Rambo” Koeman ad 8’ dalla lotteria dei rigori di una finale di Coppa dei Campioni contro il primo Barcellona dei fenomeni, quello di Zubizarreta, Guardiola, Koeman, Stoickov, M. Laudrup, Bakero, allenato dal profeta del gol, Johan Cruijiff.

Il Mancio ha chiamato a se Vialli, Lombardo, Evani, Salsano, Nuciari e poi De Rossi…tutti con un unico obiettivo…lo ha detto anche ieri sera…stasera abbiamo chiuso un cerchio e adesso dritti in Qatar, senza cullarsi sul velluto perché dobbiamo già pensare a chi sarà possibile innestare in questo gruppo perché obiettivamente qualcuno potrebbe essere arrivato alla fine del percorso.

Già…e mi riferisco a Re Giorgio Chiellini che a 36 anni ha dimostrato cosa vuol dire essere un giocatore in grado di fare la differenza, un giocatore che nelle 4 partite e spiccioli che ha giocato, ha avuto a che fare con Kane, Morata, Lukaku, Arnautovic e compagnia danzante e che oggi, dati UEFA, è un giocatore che in tutto il torneo non ha subito un solo singolo dribbling…..e io anche per questo il pallone d’oro lo darei a lui, ma questa è un’altra storia…

Spero di non avervi annoiato troppo vi saluto con un abbraccio fraterno e vi do appuntamento a dopo l’estate.

Fabrizio Roscitano