Oporto 29/05/2021

Eccoci allo stadio Do Dragao di Oporto per l’atto finale della maggiore competizione sportiva del calcio europeo: la finale di Champions League.

La contesa, ancora una volta – la terza negli ultimi due anni -, vedeva giocarsi il trofeo da due squadre inglesi; se nella stagione 2018-2019 il Liverpool di Klopp prevalse sul Tottenham di Pochettino, senza grandi sorprese, questa volta il pronostico, o meglio ciò che tutti pensavano, ha spiazzato i tifosi portando alla vittoria il Chelsea di Tuchel nei confronti del City di Pep Guardiola.

La partita non è stata spettacolare, come spesso ci si aspetta che siano le finali, ma i “Blues” hanno giocato con un’intensità e con un’attenzione tale da rendere inoffensiva la macchina da guerra dei “Citizens”.

Tuchel è alla seconda finale consecutiva con due squadre diverse e si prende una bella rivincita sugli emiri “parigini”, rei di averlo cacciato dopo una finale persa; gli stessi, oggi, lo guardano attoniti mentre si siede sul gradino più alto del podio.

C’è da dire che l’allenatore tedesco in stagione ha incontrato 3 volte Guardiola e lo ha sempre battuto. Se due indizi fanno una prova… tre determinano una grande preoccupazione. Pep, infatti, a mio modestissimo parere, non è riuscito a far giocare la sua squadra ai soliti livelli facendola sembrare assolutamente ingiocabile nei confronti di ogni avversario.

Il calcio è uno sport di squadra molto semplice in linea generale, ma se i tuoi migliori giocatori bucano la partita, la cosa inevitabilmente ha delle ricadute negative sul resto del team, che fatica a stare a galla; la partita di sabato sera lo ha dimostrato.

De Bruyne e Mahrez, entrambi in odore di pallone d’oro, sono stati abulici e impalpabili, Zinchenko ha dimostrato di non essere un difensore e nel momento in cui si è decisa la partita ha dimostrato anche di non essere riuscito a leggere il taglio di Havertz che correva davanti a lui, Gundogan non ha inciso nè in fase di costruzione nè in fase di conclusione, l’ingresso di Fernandinho è stato tardivo, come quello di Gabriel Jesus, ma la cosa che mi ha stupito di più è stato vedere Rodri seduto per tutta la gara.

Ci tengo a precisare che questo mio commento non vuole essere negativo nei confronti di Pep, che adoro da quando in campo giostrava la palla con una classe e un’eleganza immensa, ma una semplice analisi di una gara in cui tra l’altro nessuno può sapere le effettive condizioni dei singoli giocatori e che giustificano le scelte del tecnico e soprattutto se i giocatori sono stati in grado di mettere in opera ciò che il tecnico aveva chiesto.

Guardiola è un innovatore, un visionario, un allenatore che nel corso degli anni ha inciso in tutti i contesti in cui ha lavorato (Barcellona, Monaco di Baviera, Manchester sponda blu) e non sempre i risultati possono raccontare la grandezza di un tecnico che nel corso della sua carriera da giocatore ha vinto 6 campionati spagnoli, 2 coppe del RE, 4 supercoppe spagnole, 1 Coppa dei campioni,(così come veniva ancora chiamata a quei tempi), contro la Sampdoria di Boskov, Vialli e Mancini, 2 supercoppe Uefa, 1 coppa delle Coppe e 1 oro olimpico. Non sono mancate le soddisfazioni nel ruolo di tecnino: 3 volte la Liga, 2 coppe del Re, 3 supercoppe spagnole, 3 volte la Bunseliga, 2 coppe di Germania, 3 volte la Premier League, 1 FA Cup, 2 Community Schiedl, 2 Champions League con il Barcellona, 3 supercoppa Uefa, 3 campionati del mondo per club.

Insomma, parliamo di un tecnico al quale non manca un solo trofeo e che certamente non può essere giudicato negativamente perché non ha ancora vinto una Champions al di fuori di quelle del Barcellona.

Passando al Chelsea e a Tuchel, non si può che rimanere ammirati per come hanno finito la stagione: in piena ascesa, con un finale di stagione che ha visto i “Blues” perdere la finale di FA Cup con il Leicester – 1 a 0 -. raggiungendo, così, la zona Champions all’ultimo respiro e, soprattutto, portandosi a casa la seconda coppa delle grandi orecchie dopo quella vinta da Drogba & C. in quel di Monaco di Baviera.

Il Chelsea ha vinto con assoluto merito mettendo in mostra un’organizzazione tale da riuscire a rendere inoffensivo l’arsenale offensivo del City.

Incredibile come il City sia riuscito a tirare solo una volta contro la porta difesa da Mendy, peraltro in modo poco pericoloso, con un Kantè monumentale, un Havertz che sta definitivamente esplodendo, giocatore di una eleganza unica, con un Jorginho in versione “top player” (bene per la nazionale di Roberto Mancini) e con un Thiago Silva che è riuscito ad avere la meglio anche sulla sfortuna che lo ha tolto dai giochi dopo soli 39′ di gioco.

Quella di Thiago Silva è un’altra storia incredibile, un ex PSG cacciato e che si prende la rivincita più grande sugli sceicchi, esattamente come Tuchel.

Va detto che nella squadra di Tuchel esistono tante storie particolari, come quella del portiere che fino a 5 anni fa giocava nella seconda squadra dell’Olimpique Marsiglia e che aveva trovato un lavoro da 1000 euro come magazziniere perché convinto che la sua carriera sportiva non potesse garantirgli uno stipendio. Oppure quella di Cesar Azpilicueta, capitano storico, che, dopo non aver mai visto il campo nella gestione Lampard, torna ad essere protagonista giocando la finale in un ruolo non suo, pur non facendo rimpiangere nessuno.

Una nota a margine: nella rosa del Chelsea ci sono numerosi giocatori che hanno frequentato i prati italici ad esempio Thiago Silva, bandiera del Milan, Antonio Rudiger, due anni nella Roma, Jorginho che 10 anni fa giocava nella Sambonifacese e che si è consacrato con il Napoli, Marcos Alonso, tre anni di sgambate con la Fiorentina, Emerson Palmieri, quattro anni tra Palermo e Roma e Mateo Kovacic, due anni massacrato all’Inter.

Vi saluto e vi rimando alla prossima stagione con le mie considerazioni, con i miei ragionamenti, con le mie convinzioni.

 

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by Fabrizio Roscitano

 


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