Quando l’amore uccide, diventa ossessione, controllo e violenza, smette di essere amore. La Dottoressa Antonella Cortese, criminologa forense, ci accompagna in un viaggio intenso e doloroso dentro le pieghe più oscure dei legami affettivi. In questa intervista esclusiva ci racconta cos’è l’“amore che fa male”, come riconoscerlo, e quali sono i segnali da non ignorare. Un’occasione per riflettere su un tema tanto delicato quanto attuale: la violenza psicologica e fisica che può annidarsi nelle relazioni.
Quando l’amore uccide”. Un titolo forte, diretto. Di cosa parla esattamente il libro?
Dott.ssa Cortese: “Quando l’amore uccide” un libro edito Armando Editore è un viaggio nella parte più oscura delle relazioni umane, quando l’amore si trasforma in ossessione, possesso, fino ad arrivare alla violenza e al femminicidio. È un libro che intreccia l’analisi criminologica, le storie vere, e la riflessione sociale e giuridica. Non è solo un racconto, ma anche uno strumento per comprendere e prevenire.
Nel libro sono coinvolte diverse figure di rilievo. Può dirci qualcosa di più su queste collaborazioni?
Dott.ssa Cortese: Certamente. Ho avuto l’onore di avere con me contributi importanti, come quello del Questore Antonio Pignataro, che ha condiviso la sua esperienza diretta sul campo nel contrasto alla violenza domestica, il segretario generale del SINAFI sindacato dei finanzieri Dott.ssa Stefania Castricone, inoltre hanno partecipato al progetto docenti universitari e professionisti in ambito giuridico, psicologico e criminologico. Ogni voce ha portato un valore aggiunto, offrendo al lettore un quadro completo, scientifico ma accessibile.
Per chi ha scritto questo libro? A chi si rivolge?
Dott.ssa Cortese: L’ho scritto pensando a tutti. Alle vittime, perché possano sentirsi comprese e non sole. Agli operatori del settore, perché possano avere un ulteriore strumento di riflessione. E al grande pubblico, perché la consapevolezza è il primo passo per prevenire. Credo che comprendere certe dinamiche sia fondamentale per rompere il silenzio e intervenire in tempo.
Il libro uscirà a settembre. C’è un messaggio particolare dietro questa pubblicazione?
Dott.ssa Cortese: Sì, assolutamente. Questo libro è anche un atto d’amore e di responsabilità. Il ricavato sarà devoluto all’ONAOMAC, la Fondazione Orfani Militari dell’Arma dei Carabinieri. È il nostro modo per restituire qualcosa a chi ha sacrificato tutto per la nostra sicurezza. Una scelta che sentivo profondamente, anche per l’alto valore simbolico e umano di questa iniziativa.
C’è qualcosa che spera rimanga nel cuore del lettore dopo la lettura?
Dott.ssa Cortese: Vorrei che rimanesse la consapevolezza che la violenza non è mai amore. Che chi subisce violenza ha il diritto e il dovere verso se stesso di chiedere aiuto. E che ognuno di noi può essere parte del cambiamento, semplicemente scegliendo di non voltarsi dall’altra parte.
Ultima domanda: perché, secondo lei, oggi è ancora così difficile rompere il silenzio sulla violenza domestica?
Dott.ssa Cortese: Perché la violenza, soprattutto quella psicologica, si insinua in modo subdolo. C’è ancora troppa vergogna, senso di colpa, paura del giudizio. E c’è una cultura che, in certi contesti, minimizza o giustifica. Ma le cose stanno cambiando, e questo libro vuole essere una voce in più per accelerare questo cambiamento.
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