IL RAZZISMO NELLO SPORT: DA OWENS AL BLACK LIVE MATTER – seconda parte

QUI Per leggere la PARTE 1 DELL’ARTICOLO

 

Colin Kaepernick: diritti degli afroamericani prima della carriera

Ci sono casi, magari meno noti, ma ugualmente importanti e che vale la pena di conoscere.

Come quello di Colin Kaepernick giocatore di football americano nel ruolo di quarterback, che è uno dei ruoli più importanti in questo sport.

Kaepernick, dopo la trafila universitaria, viene scelto dal Draft del 2011 dai San Francisco 46ers, una delle franchigie più storiche del gioco.

Nell’arco di 5 stagioni portò la squadra alla finale del Superbowl a New Orleans contro i favoriti Baltimore Ravens arrivando ad un pollice dalla vittoria finale che lo vide grande protagonista, guidando una furiosa rimonta da meno 22 e perdendo alla fine 34 a 31.

Il talento di Kaepernick era ormai sbocciato, cristallino, un ragazzo di 26 anni con almeno 10 anni di carriera davanti piena di lustrini e soprattutto di denari; stiamo parlando di un quarterback che a tutt’oggi detiene ancora due record NFL, non proprio di un ronzino.

Ma tutto questo si interruppe nel 2016…già…nel momento in cui Colin decise di protestare contro le continue brutalità della polizia nei confronti degli afroamericani, una protesta silenziosa, ma che non poteva certo passare inosservata agli occhi di un mondo che forse non è così moderno come pensiamo sia.

Colin decise di inginocchiarsi durante l’esecuzione dell’inno nazionale americano che viene suonato all’inizio di ogni evento sportivo, un gesto che a molti ricordò quello di Smith e Carlo a Città del Messico 1968 e pur non essendoci più Brundage, la cosa ebbe conseguenze tremende per la vita umana e sportiva di Kaepernick.

Misteriosamente per il resto della stagione non venne più impiegato in campo ed al termine della stessa non gli venne rinnovato il contratto.

Ad oggi risulta essere ancora senza squadra per volere di altri e sicuramente non suo, perché nell’ambiente della NFL gli addetti ai lavori han

no paura di mettere nel proprio roster un atleta scomodo che fa dell’attivismo ormai la sua unica ragione di vita, andando in giro per gli Stati Uniti a ricordare a tutti quanto ancora il razzismo sia forte.

 

Hamilton-Ecclestone: lotta all’ultima parola

Arriviamo ancora più vicino ai tempi nostri, ai tempi in cui Lewis Hamilton, campione di colore della Formula 1, viene accusato di fare da testimonial per sostenere i diritti umani e il BLM; l’accusa arriva proprio dall’ex patron della F1 Bernie Ecclestone che anche in passato aveva dato sentore di non essere proprio persona limpidissima….

Una sfuriata bella e buona, figlia della sensibilizzazione che Hamilton ha portato all’interno del paddock, indossando magliette che inneggiano alle parità, portando il gesto dell’inginocchiarsi prima di ogni gara e parlando apertamente di ciò che nel mondo sta continuando ad accadere, anche nel mondo dello sport.

E’ chiaro il riferimento al fatto che nel circuito lui sia l’unico pilota di colore e le sue dichiarazioni rivolte proprio ad Ecclestone, che veniva accusato di non rendersi conto di quanta discriminazione ci sia nello sport, hanno attizzato le fiamme.

Per fortuna in un mondo dove i soldi la fanno da padrone in modo indiscriminato, il già 7 volte campione del mondo non ha subito ripercussioni e sta continuando nella sua battaglia e per fortuna nella sua carriera.

C’è da dire che non tutti i piloti hanno inteso inginocchiarsi, pur solidarizzando con il BLM… e credo che questo sia normale, anche perché se un gesto lo fanno tutti come automi, perde la sua forza, perde la sua originalità e diventa assuefazione.

 

Ma tanti e troppi sono i casi nel mondo e nel nostro piccolo non ci facciamo mancare nulla, soprattutto nel calcio dove tutto sembra essere permesso.

E allora assistiamo quasi impotenti a frange di tifosi che insultano giocatori di colore, pur avendo giocatori di colore nella propria squadra, come se il colore fosse in problema. Assistiamo a scene dove genitori, davanti ai figli, tirano banane addosso a calciatori che hanno come colpa quella di essere di colore.

Poi ci troviamo davanti a tifosi che se un loro beniamino segna e si inginocchia per ricordare il BLM, gli fanno pervenire messaggi del tipo: “Gioca, segna, fai il tuo dovere e lascia perdere tutto il resto”.

 

credit foto: Web

 


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by Fabrizio Roscitano

 

 

 


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