La parola del Bombo
Tanti sono i modi di dire nella nostra lingua che presentano la Parola come importante
“Ti do la mia parola“, “Verba volant, scripta manent” sono solo due dei tanti esempi che potremmo elencare…
Ma cos’è la parola? Antonella Malara, docente di italiano, latino, storia e geografia, ci ha aiutato a capirne di più: PAROLA deriva dal latino tardo PARABOLA, che a sua volta deriva dal greco PARABOLE’, una trasposizione del verbo PARABALLO -> CONFRONTARE, PASSARE DAL CONFRONTO ALL’ATTO. Quindi un qualcosa che pensi e, dopo, fai. Volendo sintetizzare, si definisce PAROLA qualunque informazione orale o scritta. 
L’uomo, fin dagli albori, ha avuto l’esigenza di raccontare e raccontarsi con la Parola; si è iniziato con le storie di caccia e, poi, via via con le avventure di guerra o d’amore. Le parole non sono solo vocali o consonanti; a volte diventano simboli: i graffiti, i segni sulle pareti di roccia degli uomini primitivi, o le rune, per esempio, usate dal popolo celtico, o i geroglifici, i più famosi, usati dagli egiziani. Persino le emoji sui Social. L’immagine che parla, sì, ma che dev’essere tradotta altrimenti rimane circoscritta. Ecco perché bisogna fornire le istruzioni perché è importante scrivere ma, anche, leggere e capire per poter fare bene. La PARABOLA di cui si parla nei Vangeli, per esempio, è un’immagine che si racconta perché spieghi in modo semplice il comportamento giusto che l’uomo deve seguire.
Il racconto, perciò, se contiene informazioni importanti, soprattutto se sacre, non può essere solo orale – si rischia di alterarlo o, peggio ancora, di dimenticarlo; deve divenire scritto in modo che le generazioni future lo possano conoscere.
Nasce così IL LIBRO.
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